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Aumentano i focolai di covata calcificata.

A provocare l’alterazione è un fungo ascomicete, ma non si conoscono, se non a livello di ipotesi, le condizioni che ne determinano l’insorgenza.

I due medici veterinari liberi professionisti che stanno monitorando, come negli anni scorsi, lo stato di salute delle api nelle varie zone del Trentino per incarico dell’Azienda per i Servizi Sanitari, riscontrano una recrudescenza della malattia denominata covata calcificata. Il quadro patologico è noto da tempo: le larve presenti nelle cellette, si presentano calcificate e di colore bianco, come chicchi di riso. Si sa, che a provocare l’alterazione è un fungo ascomicete,ma non si conoscono, se non a livello di ipotesi, le condizioni che ne determinano l’insorgenza. Escluso il ricorso ad anticrittogamici, peraltro problematico per evidente pericolo di inquinamento del miele, si fa ricorso a due misure preventive: cambio della regina e avvicinamento dei favi per costringere le api operaie a tenere pulita la superficie esterna delle cellette. A fine stagione si procederà ad un confronto di dati con il coinvolgimento della stazione trentina dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie.

 

Sergio Ferrari

l'immagine pubblicata è tratta dalla rivista PAT "Terra Trentina"n. 3/2013

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